Approfondimenti

Tiro al piccione. Fra dicerie e realtà / resoconto di Sabrina Parretti

Tiro al piccione: perché li amiamo, perchè li odiate

incontro con Simona Mangani e Alessandro Lamuraglia

19 gennaio 2020 – Firenze – Via Gioberti, 33 – Oratorio dei Salesiani

Conduce Camilla Lattanzi

Resoconto di Sabrina Parretti

Alle ore 19,30, presso la sala dell’Oratorio dei Salesiani, in Via Gioberti 33 a Firenze, si è svolto l’incontro con Simona Mangani e Alessandro Lamuraglia, esperti nel comportamento, nella cura e nell’accudimento dei piccioni.

Camilla introduce la serata dicendo che questo è il primo incontro del 2020 di Restiamo Animali ed è incentrato sul piccione, animale solitamente odiato dalla gente. Pur consapevoli che certe difficoltà di convivenza esistono (escrementi), la conoscenza di altri aspetti di questo animale può aiutare a vivere la loro presenza in maniera più corretta ed è importante l’informazione che ognuno di noi può portare al di fuori di qui. Presenta i due esperti di stasera: Simona e Alessandro.

Alessandro inizia dicendo che su facebook ci sono gruppi di persone che esprimono tutto il loro odio verso questi animali. C’è però anche il gruppo denominato Colombi: primo soccorso e accoglienza nel quale, al contrario, ci si confronta con gli altri per poter aiutare questi animali in difficoltà. Chi si occupa di piccioni, di solito, data l’insofferenza degli altri, di solito lo fa in modo un po’ defilato e questo confronto è molto utile. Alla domanda perchè li amiamo?lui risponde perché abbiamo scoperto certe caratteristiche su di loro. A lui era sempre stato detto che erano brutti, sporchi e portavano malattie. Un giorno ha trovato un nido di piccioni sul terrazzo ed è andato a cercare una soluzione su internet. Alla parola piccione, la prima parola suggerita dal motore di ricerca è stata malattie. Secondo lui, ciò è dovuto al fatto che la maggior parte di informazioni sui piccioni in internet sono date da persone legate alle varie società di disinfestazione, i quali hanno bombardato la gente con queste allarmanti notizie. Cercando ancora su internet, ha trovato però anche persone con altre positive esperienze ed intenzioni.

I piccioni sono animali domestici, sono stati presi dall’uomo per la loro utilità e raccolti nelle colombaie. Una delle loro principali capacità è quella di saper tornare a casa, riescono a coprire anche 2000 chilometri per farlo e per questo sono detti piccioni viaggiatori. Poi sono stati usati anche come alimento. Sono stati addomesticati, non fuggono dalla presenza umana. Riconoscono il luogo ed anche le persone che danno loro il cibo. Sono stati usati nei periodi di guerra per portare informazioni, alcuni al termine sono stati anche premiati per tali compiti! Dopo la Rivoluzione francese e l’abbandono delle campagne, sono state abbattute tante torri colombaie ed i piccioni si sono un po’ disperdersi. Poi, con l’avvento della tecnologia e della comunicazione veloce, è terminato il loro utilizzo di “messaggeri” e sono stati lasciati al loro destino. Loro però, che ormai da millenni erano addomesticati, sono rimasti presso l’uomo. Ci sono segni di convivenza fra umani e piccioni fin dai tempi dell’uomo di Neanderthal. I piccioni (o colombi), sulla base degli studi di Darwin derivano tutti dai piccioni delle rocce e ormai la loro unica fonte di cibo sono gli avanzi degli umani. A proposito del contenimento del numero degli esemplari, ci sono delle ricerche che dimostrano che l’abbattimento non ne diminuisce il numero che può calare un po’ nei primi mesi, per poi aumentare di nuovo. Una soluzione può essere quella di riportarli nelle colombaie, sostituendo le uova delle covate. Esistono delle esperienze positive in tal senso, effettuate da alcuni Enti, che andrebbero seguite.

Per quanto riguarda le malattie, ci sono due opposte opinioni in merito. Ci sono alcuni studi scientifici che hanno documentato soltanto 176 casi di trasmissibilità all’uomo tra il 1941 e il 2004 ed anche in quei casi bisognerebbe verificare, per esempio, se si trattava di soggetti umani con scarsa difesa immunitaria.

Alessandro riferisce la sua esperienza in un santuario di recupero piccioni in Spagna: La paloma triste, che accoglie n. 1200 piccioni malati e lui personalmente non è stato contagiato da alcuna malattia, pur senza adottare particolari misure di sicurezza. Mostra poi sulla slide l’immagine di un piccione con il collo torto all’indietro. Questo può dipendere o da un terribile virus (mortale) o, più semplicemente, da una sindrome psicomotoria. In entrambi i casi i sintomi sono gli stessi: collo girato, perdita di equilibrio. A volte gli stessi veterinari non distinguono le due patologie, se non dopo le opportune analisi del sangue.

A questo punto interviene Simona, per parlarci di altri aspetti comportamentali. I piccioni sono monogami, dopo la perdita del compagno/a, si può verificare uno stato di vedovanza du

rante il quale il superstite non accetta altro compagno/a. In coppia sono molto affettuosi fra loro, si cambiano piccoli regali, tipo pagliuzze ecc.

Alessandro afferma che i piccioni sono molto casalinghi, non sono interessati ad allontanarsi, cercano una casa ed un riferimento affettivo che talvolta possono individuare anche nella persona che li accudisce.

Camilla chiede perché spesso li vediamo camminare sui bordi strada o in altri luoghi pericolosi per il traffico costante.

Simona spiega che i piccioni per volare hanno bisogno di molta energia e, soprattutto quando hanno poco cibo e scarsa forza, tendono a muoversi camminando.

Alessandro riferisce che la vita media dei piccioni in città è di 4,5 anni, mentre in cattività, in luogo protetto, può essere fino a 20 anni. Nel santuario in Spagna, si è occupato di un piccione di 22 anni, un caso limite!

Riprende la parola Simona che ringrazia Alessandro ed i volontari della Lipu presenti stasera. Cita il gruppo facebook colombi:primo soccorso e accoglienza, da consultare se si trova un piccione in difficoltà. In questi casi, purtroppo, la non considerazione per questi animali è solo la migliore delle ipotesi..

Presenta poi il piccione che ha portato stasera: Nano. Era stato trovato da una sua amica in terra, vicino ad un cassonetto; soccorso e curato da Simona, era poi stato lasciato libero. Dopo 4 anni è ritornato ferito e adesso vive da lei. I piccioni in natura vengono predati da altri uccelli, come le cornacchie ed i rapaci. Il suo amore per i piccioni è nato dal conoscerli. Per riconoscere un piccione in difficoltà bisogna conoscere qual’è il loro comportamento abituale; soltanto così si possono notare dei particolari e capire che c’è qualcosa che non va. Come si fa a catturarli, per curarli, quando occorre? Non è facile, ci vuole pazienza e costanza. Tenere delle granaglie in borsa, accucciarsi e dare il cibo a tutti i piccioni, senza guardare in particolare quello da prendere; quando questo è a portata fare uno scatto deciso. I problemi principali che li possono riguardare sono due: incidenti con auto/motorini e/o fili che li impigliano alle zampe. Se c’è un problema di ala rotta, conviene andare a far fare la fasciatura da un veterinario perchè una fasciatura fatta male potrebbe pregiudicarne il volo in futuro, sia che l’animale venga rilasciato, sia che rimanga in voliera. I fili alle zampe, se rimangono ad impigliarle per lungo tempo, possono provocare callosità e necrosi. Se vediamo un piccione che zoppica va quindi raccolto e curato con una crema grassa o anche con Iruxol. Per custodirlo in casa, occorre un trasportino o una scatola di cartone foderata con una zanzariera e ricordarsi che alcuni, come il colombaccio (loro parente selvatico) hanno molta spinta, nella tendenza a fuoriuscire. Quando rimetterlo in libertà, dopo le cure, va valutato caso per caso.

Alessandro riferisce che le femmine possono stare anche anni senza fare le uova, iniziano a farle se trovano una situazione affettiva, se sentono di avere un compagno e questo potrebbe anche essere un umano che hanno scelto.

Simona riferisce che, a differenza di altri uccelli, i piccioni non curano a terra i piccoli di altre coppie. I genitori li nutrono con una sostanza che loro stessi producono nel gozzo denominata latte di

piccione. Nel nostro accudimento di piccoli, dobbiamo dare loro una sostanza simile a questa, con una siringa, stando bene attenti a non far entrare il liquido nel canale della respirazione.

Ritiene infondato il pericolo di trasmissibilità delle malattie da piccione a umano, come comunemente si crede. Le zanzare sono pericolose per i piccioni in quanto sono vettori di malattie anche per loro, una di queste è il vaiolo aviario. I piccioni possono portare addosso piccoli parassiti o moschine, facilmente curabili con spray tipo Foractil, oppure acari e coccidi.

Alessandro conferma di non aver mai trovato zecche sui piccioni, neanche nel santuario in Spagna prima citato. A maggior delucidazione dell’argomento, nel corso della serata è stata citata la biologa Fosca De Vita e la sua ricerca: Colombi di città: quali malattie.

Dopodichè ci rechiamo tutti ai tavoli per la squisita cena vegana dello chef Gabriele Palloni che stasera, prendendo a tema i piccioni, ha denominato le portate con i nomi delle piazze d’Italia abitate da questo simpatico pennuto: Venezia, Roma, Milano, Firenze.

Sabrina Parretti

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