Restiamo animali è un programma che si sente parte di un vasto movimento di trasformazione verso una società che non veda più la specie umana come dominatrice del pianeta terra. Aspiriamo insomma a una rivoluzione, che ci pare in verità necessaria perché la specie stessa abbia un futuro in un pianeta sempre più vicino al collasso. Se una rivoluzione è necessaria, non è detto che sia anche possibile, visto che dovrebbe realizzarsi coinvolgendo un grande numero di persone e spazzando via ideologie, logiche di potere e concreti potentati oggi saldamente insediati.
Per queste ragioni non crediamo che il cambiamento passi semplicemente attraverso gli stili di vita individuali, o che ci siano soluzioni semplici come seguire la parola d’ordine smettiamo di mangiare animali. Non mangiarli è certo necessario, e siamo i primi a mettere in pratica questa condotta, ma la nostra rivoluzione sarà possibile se un grande movimento sociale metterà in discussione i poteri costituiti, se lotterà per costruire una nuova idea di società, se sarà capace ci convincere. Non è una strada semplice e l’esito è incerto, ma vie più facili non esistono: la dimensione politica, il tema del potere e del consenso, sono dunque centrali.
Perciò ci piace parlare, in chiave storica, di quei personaggi che si sono mossi lungo questa falsariga, immaginando forme sociali nuove e battendosi per realizzarle. Abbiamo parlato in passato, per fare qualche esempio, di Henry Salt, politico e riformatore sociale inglese, del mahatma Gandhi grande rivoluzionario indiano, del nostro Aldo Capitini, filosofo e uomo politico che come Gandhi si mosse nella prospettiva della nonviolenza, intesa come processo di radicale cambiamento collettivo.
Oggi vogliamo parlare brevemente di Louise Michel, insegnante e rivoluzionaria francese, vissuta fra 1830 e 1904, famosa per il ruolo avuto durante la Comune di Parigi, forse il primo importante episodio di rivoluzione sociale in Europa. La Comune fu soffocata nel sangue dopo appena due mesi nella primavera del 1871 ma è rimasta nella storia del continente come un esempio e un ammonimento. Marco Rovelli, nel libro Il tempo delle ciliegie edito da Elèuthera, racconta l’avventura di Louise Michel, figlia illegittima di un nobile, donna votata all’abbattimento delle costrizioni tipiche della società patriarcale.
Louise fu una rivoluzionaria, una combattente sulle barricate di Parigi, ma fu anche un’educatrice imperterrita, fondatrice di scuole, una maestra che innovò i metodi di insegnamento, mettendo al centro di tutto i bambini, la loro fantasia, i loro talenti, con un approccio decisamente antiautoritario.
Louise fa anche una pioniera dell’animalismo. In alcuni suoi scritti legò la sua spinta rivoluzionaria proprio a una riflessione sulla condizione animale: “Per quanto ricordo”, si legge in uno dei tanti testi che ha lasciato, “l’origine della mia rivolta contro i potenti, è stato il mio orrore per le torture inflitte agli animali. Speravo che gli animali potessero vendicarsi, che il cane potesse mordere l’uomo che lo picchiava senza pietà, che il cavallo sanguinante sotto la frusta potesse ribaltare l’uomo che lo tormentava”.
Louise raccontò d’essere rimasta sconvolta, da bambina, di fronte allo spettacolo di un’oca appena decapitata che correva impazzita nell’aia senza la testa.
Erano tempi in cui l’empatia per la sofferenza animale era una stravaganza quasi incomprensibile. Perciò Louise fu un’antesignana. Un giorno, sulle barricate della Comune, fu rimproverata dai suoi stessi compagni, perché si allontanò dal combattimento per soccorrere un gatto chiuso in un angolo e spaventato. Per tutta la vita le sue case furono rifugio per animali randagi. Nemmeno la condanna al confino in Nuova Caledonia cambiò queste sue attitudini.
Aveva compreso, senza essere una filosofa, ma con chiaro intuito politico, che la società di eguali cui aspirava, non poteva escludere dallo sguardo i viventi non umani. Condannò anche la vivisezione: “Tutta questa inutile sofferenza perpetrata nel nome della scienza”, scrisse, “deve finire”. Era un’anticipazione del moderno antispecismo.
Rovelli nel suo libro cita alcuni brani da un testo dedicato a Louise Michel da Pietro Gori, avvocato anarchico a suo tempo molto popolare, autore della canzone “Addio Lugano bella”, che conobbe Louise quando lei era ormai anziana. Si trovarono a parlare degli animali, considerati nel linguaggio di allora esseri inferiori.
Scrive Gori: “Diversi sì, inferiori no, disse Michel. Ma tra l’umanità le altre specie zoologiche… azzardai io. Ebbene, incalzò l’ardente vegliarda, è appunto perché l’umanità volle calpestare gli esseri che voi chiamate inferiori, che essa si trovò esercitata a inferocire e a dilaniare se stessa. Le razze inferiori, le classi inferiori, il sesso inferiore, che per dileggio chiamate gentile – ecco la classificazione trasportata dal mondo animale a quello umano. Ma la lotta, direte, fu la condizione d’ogni processo. Sì, ma io non amo la lotta per la lotta, la voglio solo perché da essa scaturisca invece dell’antagonismo la fratellanza di tutti gli esseri”.
di Lorenzo Guadagnucci
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Pingback: Louise Michel, rivoluzionaria e animalista | Veganzetta - 6 Maggio 2021