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Il Cabs nello Stretto di Messina: sequestri, arresti di bracconieri e falchi salvati

Il CABS (Committee Against Bird Slaughter) è una delle più importanti organizzazioni animaliste che lottano per la tutela delle specie volatili. La sua sezione italiana è molto attiva nello Stretto di Messina, territorio privilegiato per cacciatori bracconieri. Riportiamo qui sotto un comunicato sulle attività dell’ultimo periodo.

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A conclusione della prima fase del campo organizzato dal CABS per la protezione degli uccelli rapaci migratori sullo Stretto di Messina, l‘associazione traccia un primo bilancio dell’attività svolta, esprimendo la propria soddisfazione per gli interventi fin qui realizzati, che hanno portato alla denuncia di svariati bracconieri.

Il riferimento è agli interventi compiuti al mercato di Piazza del Popolo di Messina, dove ogni domenica si verifica la spudorata vendita di uccelli protetti. In due diversi blitz, compiuti dagli uomini del NOA in collaborazione con il CABS, sono state filmate le attività di commercio illegale riguardanti prevalentemente esemplari di cardellino (specie particolarmente protetta). Sono stati cosi individuati e denunciati quattro messinesi, tre dei quali pregiudicati con numerosi e gravi precedenti penali. Sono stati sottoposti a sequestro e rimessi in libertà 35 esemplari di cardellino ed un fanello.

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In un intervento compiuto in una Zona Addestramento Cani della provincia di Messina, poi, al quale hanno preso parte anche le guardie zoofile dell’Ente Produzione Selvaggina, sono state accertate e documentate attività illecite da parte di alcuni cacciatori presenti, partecipanti ad una gara con abbattimento di selvaggina da allevamento. Singolare il caso di due persone fotografate all’alba mentre erano intente ad attirare le quaglie selvatiche per mezzo di un richiamo elettroacustico posizionato sul tetto del loro fuoristrada. Successivamente il minore che si trovava sull’auto è sceso dal mezzo per cacciare, imbracciando il fucile carico di proprietà dello zio. Subito dopo i forestali sono intervenuti, denunciando a piede libero otto persone, per i reati di porto abusivo ed incauto affidamento di armi, abbandono d’arma, caccia con mezzi non consentiti ed attività venatoria in periodo di divieto. Sono stati sottoposti a sequestro l‘amplificatore ed il cellulare del ragazzo nel quale era contenuto il file riproducente il verso degli uccelli.

Infine l’intervento più importante, quello compiuto nei giorni scorsi in via Troncovito di Gallico Superiore, alla periferia Nord di Reggio Calabria.

Individuati alcuni bracconieri che sparavano ai falchi pecchiaioli da un appostamento improvvisato, realizzato a poca distanza dalla sede dell’Arpacal, i volontari del CABS hanno allertato una pattuglia del NOA che si trovava nelle vicinanze in attività di perlustrazione del territorio. Il pronto intervento dei forestali ha consentito l‘arresto di un giovane abitante del luogo che imbracciava un fucile privato della matricola, secondo le modalità in uso ai bracconieri di falchi. All’alt l‘uomo ha puntato il fucile contro il capopattuglia, gettandolo poi via e tentando un’inutile fuga. E‘ stato subito bloccato e denunciato per numerosi gravi reati. E‘attualmente recluso nel carcere di Reggio Calabria, in attesa di giudizio. Le due persone che cacciavano con lui sono riuscite a fuggire, facendo perdere le proprie tracce negli agrumeti vicini.

Questa importante operazione dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, il carattere altamente criminale del bracconaggio ai falchi pecchiaioli, esercitato spesso da soggetti contigui alla criminalità organizzata i quali utilizzano armi frutto di rapine. Solo il sangue freddo e la professionalità dei forestali, in questo caso, ha impedito che l’episodio si trasformasse in tragedia. Sono molte decine, se non centinaia, i fucili nascosti nei boschi a questo scopo, molti dei quali sono stati utilizzati in questi giorni per abbattere i rapaci migratori in transito. Ciò pone una seria questione di ordine pubblico e di rischi per l’incolumità dei forestali del NOA e dei volontari che operano sul territorio. Sarebbe pertanto indispensabile un risoluto intervento delle forze dell’ordine locali, che invece non si vede.

Il CABS ringrazia il Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato di Roma per il grande impegno con cui ha condotto questa importante attività per la tutela della fauna selvatica migratrice. Nonostante il numero di pattuglie ormai ridotto all’osso, insufficiente a coprire tutto il territorio interessato e l’intero arco giornaliero, infatti, si è riusciti a mettere un freno all’attività di bracconaggio, limitando l’abbattimento di falchi. Solo nelle prime ore del mattino, quando le pattuglie del NOA non erano ancora presenti sul territorio, i bracconieri hanno avuto campo libero, come risulta dalle decine di spari registrati giornalmente dai volontari in località diverse.

“Pur nella soddisfazione per i risultati raggiunti” afferma Giovanni Malara, responsabile del CABS “è triste constatare come basterebbe un ulteriore piccolo sforzo per far finire per sempre questa vergognosa forma di bracconaggio. Invece, come più volte sottolineato, si assiste ad una sconcertante sottovalutazione del fenomeno illegale da parte di tutte le Forze dell’Ordine operanti a Reggio Calabria. Ciò fa aumentare il senso di impunità nei bracconieri, incentivando di fatto l’uso illecito di armi. Fa eccezione solo l’Arma dei Carabinieri, che sta svolgendo un’importantissima opera di bonifica delle armi clandestine nascoste dai bracconieri nei punti nevralgici del territorio”.

Nei giorni scorsi, infatti, i Carabinieri della Compagnia di Villa San Giovanni, operando congiuntamente allo Squadrone Eliportato Cacciatori di Vibo, hanno arrestato tre fratelli di San Roberto, trovati in possesso di due fucili calibro 12 privi di matricola e di 1.500 cartucce di vario calibro.

Per questo nutriamo forti timori per la sorte dei falchi che passeranno lo stretto quando il servizio del NOA si sarà concluso!“.

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