di Valentina Reggioli
Sono le 13, ho fame…
Io di cani al momento ne ho tre, se si esclude la nuova adozione che, per motivi logistici, è in canile, e se si lasciano indietro (solo nel tempo, non nel ricordo) i pezzetti di cuore che ho perso nel corso della vita (ciao Briciola, Luna e Lilla). E il limite a tre è legato a questioni di spazio-tempo-soldi…non per mancanza di volontà!!
Al momento vivo in appartamento e loro con me… Lasciarli soli per la giornata, finché non torno da lavoro è per me fonte di pensieri. Non che non siano in grado di divertirsi da soli (sono in tre!!!) ma perché se anche esco per buttare la spazzatura e torno dopo dieci minuti, l’accoglienza è sempre la stessa: baci, lingua in bocca, eccitazione… Come a dire: doveseistatadoveseistatadoveseistata???
Eppure lo sanno che tanto io torno e che la prima cosa che faccio è mettere loro il guinzaglio al collo senza nemmeno passare per il bagno. E anche Neve, la mia canina del canile, appena mi vede al cancello comincia a fare la scemina…
E allora mi viene in mente come deve sentirsi un cane mollato ad una catena senza riparo e nemmeno la possibilità di distrarsi un po’ se non lo scorgere l’ombra o il rumore dei passi di quel “padrone” che lì l’ha relegato, ma che pur sempre un padrone è. Devo dirlo, a me lo strumento della immedesimazione funziona fin troppo bene!
Il problema è sempre il solito: la posizione che il cane (che non è nemmeno tra le peggiori in questa società specista) ha nel “nostro” mondo: il cane è un oggetto; un oggetto di compagnia o di svago, nel migliore dei casi; e allora il cane diventa il nostro interlocutore e gli parliamo. Tutto ok ma non arrabbiamoci poi se non ci capisce; arrabbiamoci con noi che non siamo in grado di farci capire, semmai!
Oppure il cane è uno strumento di caccia, di guardia, e allora lo si relega in un box o ad una catena perché il cane deve rimanere lo strumento che ci serve. Tanto è solo una bestia… Solo una bestia.
il cane è l’essere più disinteressato che io conosca. Sta con te non perché gli dai il cibo e le coccole (certo se abbondano bene). Altrimenti non si spiega il comportamento di alcuni cani che continuano ad amare il “padrone” che li lascia alla catena con un po’ d’acqua e un tozzo di pane. E questo rende l’aguzzino-umano ancora più esoso perché sfrutta un essere incapace, per sua natura, di ribellarsi.
A volte mi capita di tornare stanca a casa e non sopportare l’assalto dei vandali pelosi. Allora urlo (niente di più sbagliato!!!!) e li vedo farsi piccoli piccoli come a dire: “Ma come, non sei contenta di vederci, ti abbiamo aspettato tutto il giorno!” Allora mi prenderei a schiaffi perché nonostante io abbia sbagliato loro se ne scordano subito e tornano ad assalirmi come se niente fosse stato.
Ma sappiamo che la sensibilità non è la stessa per tutti e allora ci vogliono delle leggi e dei regolamenti, che se solo avessimo tutti un briciolo di buon senso ed empatia, non sarebbero necessari. A volte è necessario che qualcuno faccia gesti estremi come quello di Davide che sta digiunando dal primo di gennaio per una normativa che escluda la possibilità di tenere i cani alla catena.
Via, in un mondo “normale” non ci sarebbe nemmeno da discutere circa il sacrosanto diritto di un animale a vedersi rispettata la propria etologia, e certamente con una catena al collo tale diritto viene a mancare.
In un periodo come questo, in cui tutto va male nel nostro piccolo orticello personale, trovare una persona che prende una decisione così forte NON per un tornaconto personale è veramente disarmante.
E non ci sono storie: non puoi che farlo pure tu! E quindi lo fai. E poi di nuovo pensi che tutta questa fatica e sacrificio non sarebbero necessari se smettessimo di pensare di essere il centro dell’universo.
Ho fame, ma son contenta, perché spero di aver alleviato anche solo di un pezzettino la pena che Davide si era caricato sulle spalle da solo. In queste lotte non si può rimanere soli, bisogna restare uniti, bisogna RESTARE ANIMALI.
brava Valentina, bel gesto!