Approfondimenti

“Dove i rondoni vanno a dormire”, incontro con Franco Sacchetti / Resoconto di Sabrina Parretti

Incontro con Franco Sacchetti autore della graphic novel 

“Dove i rondoni vanno a dormire”

pro Centro Recupero Rapaci del Mugello di Vicchio (Lipu)

Firenze – 13 Aprile  2019 – Oratorio dei Salesiani

Conducono Camilla e Lorenzo della redazione di Restiamo Animali. 

Resoconto di Sabrina Parretti

Alle ore 19,45, presso la sala dell’Oratorio dei Salesiani, in Via Gioberti 33 a Firenze, si è svolto l’incontro con Franco Sacchetti, che, attraverso la presentazione della sua graphic novel Dove i rondoni vanno a dormire, svolge lavoro di sensibilizzazione verso il mondo degli uccelli e dei rondoni in particolare e rende visibile il grosso lavoro dei volontari del Centro per il recupero rapaci del Mugello (Lipu) di Vicchio.

Camilla introduce l’ospite e riepiloga brevemente gli eventi di Restiamo Animali di questa stagione 2018/2019 dei quali quello di stasera è l’ultimo. Precisa che il lavoro culturale della redazione non è rivolto solo verso gli animali ma verso tutti gli esseri bisognosi in senso lato, anche se indubbiamente gli animali lo sono di più, per il sopravvento che la specie umana ha preso su di loro.

Franco Sacchetti inizia dicendo che il suo libro è pro-benefit per il Centro Lipu di Vicchio che, non sostenuto da Enti pubblici ma sopravvivendo solo per autofinanziamento, si trova in difficoltà economiche. Presenta Paola, fondatrice del Progetto.

Paola precisa che il Progetto è portato avanti da quasi tutte volontarie donne, fa alcuni cenni sui numeri dei soccorsi e dei ricoveri accuditi e ringrazia i presenti alla serata.

Lorenzo interviene dicendo che ha letto il libro a fumetti, la storia si svolge tra Trieste e Sarajevo e ritiene che sia un bel libro, non solo per la bella storia che racconta ma anche per il parallelismo fra le migrazioni degli uccelli e quelle umane, resesi necessarie per fuggire dai pericoli e dai disagi in seguito alle guerre dei Balcani.

Franco Sacchetti racconta che è arrivato ad interessarsi ai rondoni partendo dall’osservazione di un uccellino molto diverso il fratino, che nidifica nella sabbia, durante la stagione balneare. Sia il fratino che il rondone sono specie “bandiera”, la cui tutela si estende anche ad altre specie animali che ne condividono l’habitat, come per esempio, nel caso del fratino, le tartarughe caretta caretta. A tal proposito, esprime preoccupazione per i previsti concerti musicali notturni sulle spiagge previsti dal Jova Beach Tour. 

Con questo libro ha voluto  raccontare l’esperienza dei volontari bird-watchers, il cui impegno non è conosciuto da molti, fatto di giorni e giorni a vegliare e proteggere uova o ad accudire pulcini di varie specie e così via. In molte specie di uccelli il maschio e la femmina si danno il cambio nella cova ed anche in questo caso i volontari cercano di proteggere i nidi da varie situazioni di pericolo. E’ un attivismo civico e sociale non riconosciuto nella società. Ci sono varie differenze fra il fratino e il rondone: il primo fa il nido in terra ed è capace di correre e camminare sul terreno; il secondo invece no, è la specie più aerea che esista. I rondoni, per loro natura, hanno zampe che non gli permettono di tenersi in posizione eretta, mentre possono volare ininterrottamente per due anni e coprire anche 1.000 Km al giorno. Sono il simbolo della primavera. L’anno successivo alla loro nascita, tornano dall’Africa al loro nido; non è detto che si accoppiano subito, magari solo l’anno successivo.

Franco fa un escursus fra nozioni scientifiche sui rondoni e il suo libro, introducendo a questo punto la bambina Zoe, che è l’altra protagonista del racconto. Fa poi un breve cenno al Cras Lipu di Bologna che accoglie molti animali selvatici ed è sostenuto quasi esclusivamente dai volontari.

Lorenzo chiede dove nidificano i rondoni e Franco risponde che, in passato, i rondoni comuni abitavano nei tronchi degli alberi, in particolare nelle cavità lasciate dai picchi. Quando, successivamente, le foreste sono state abbattute, i rondoni sono diventati profughi. Nel suo libro si intersecano le storie parallele dei rondoni e del babbo di Zoe, anch’esso profugo. Tornando alla realtà, i rondoni sono allora migrati verso le nostre città ed hanno cominciato a nidificare sotto le tegole dei tetti, e nelle buche pontaie delle abitazioni, da dove rischiano di essere scacciati ancora. La “lotta” umana ai piccioni ha portato a sigillare ogni cavità delle abitazioni, per ogni specie di uccelli. I rondoni sono animali “utili” all’uomo, sono insetticidi naturali e per tutelarli esistono degli accorgimenti tecnici che permettono di escludere selettivamente i piccioni ma non i rondoni. Nella realizzazione di nuove costruzioni, si possono inserire delle cassette-nido di legno, per adottare famiglie di rondoni o di altre specie “urbanizzate”. Nel libro si parla anche degli articoli di legge a loro protezione, c’è anche il riferimento per segnalare alle Autorità i casi in cui, nelle ristrutturazioni edilizie, i nidi potrebbero essere danneggiati.

Lorenzo chiede se nel passato il rondone è stato allevato. Franco risponde di si, in passato sono state allevate colonie di rondoni ad uso alimentare nelle cosiddette “torri rondonare”, che oggi vengono utilizzate solo per motivi di studio. 

Specifica che in Europa esistono 3 tipi di rondoni e ce ne mostra l’immagine sulla lavagna luminosa:

  • il rondone comune, con ali a forma di falce, di colore nero, con uno spruzzo di colore  bianco alla gola;
  • il rondone maggiore, il più grande in Europa, con la pancia bianca;
  • il rondone pallido, di colore più chiaro.

Tutti e tre appartengono alla famiglia degli “Apodidi” che significa letteralmente “senza piedi”. Il rondone comune nidificava sugli alberi e si è spostato nei tetti delle case, gli altri due tipi di rondone, maggiore e pallido, in antichità nidificavano invece nelle caverne dove ancora tendono a nidificare, come nelle falesie di roccia in Puglia.

Le rondini, che spesso vengono confuse con i rondoni, appartengono invece a tutt’altra famiglia, quella degli “Irundinidi”; hanno petto bianco, gola rossa, un mantello blu scuro e vivono in campagna. C’è poi il balestruccio , di colore bianco e nero, si può vedere in città. Sia la rondine che il balestruccio fanno un nido a forma di coppa e di materiale fangoso. Apodidi e Irundinidi hanno tecniche di volo molto diverse fra loro.

Franco riferisce poi del Festival dei Rondoni di Bologna che coordina tante associazioni a livello nazionale, collegate da una rete informatica per lo scambio di esperienze.

http://www.festivaldeirondoni.info/

Franco continua dicendo che i rondoni sono molto attratti dal luogo natio e rimangono sempre nei pressi di questo. A causa del loro spirito di adattamento molto forte, nidificano anche in luoghi come I cassoni degli avvolgibili o altri luoghi simili di città. Le rondini hanno un declino più forte rispetto ai rondoni perchè a causa dei concimi chimici viene meno il loro cibo tipico, cioè gli insetti. Franco raccomanda di non cibare eventuali rondoni soccorsi con pane, carne o altro cibo sbagliato ed a tal proposito viene citata come esempio negativo una famosa poesia di Eugenio Montale dedicata proprio a questo delicato uccello:

IL RONDONE Il rondone raccolto sul marciapiede aveva le ali ingrommate di catrame,
non poteva volare. Gina che lo curò sciolse quei grumi con batuffoli d’olio e di profumi, gli pettinò le penne, lo nascose in un cestino appena sufficiente a farlo respirare.
Lui la guardava quasi riconoscente da un occhio solo. L’altro non si apriva.
Poi gradì mezza foglia di lattuga e due chicchi di riso. Dormì a lungo.
Il giorno dopo riprese il volo senza salutare. Lo vide la cameriera del piano di sopra.
Che fretta aveva fu il commento. E dire che l’abbiamo salvato dai gatti. Ma ora forse
potrà cavarsela. 

L’incontro termina con i ringraziamenti di tutti i presenti che si recano poi ai tavoli per la consueta cena vegana il cui menù, denominato “Un rondone fa primavera”, in omaggio al tema  della serata è a cura del vegan chef Gabriele Palloni e del suo staff. 

Sabrina Parretti

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