Approfondimenti

“Resistenza 2.0”, il seminario con Melanie Joy / resoconto di Sabrina Parretti

Firenze – Saloncino delle Murate – 25 aprile 2015 – incontro con Melanie Joy psicologa – scrittrice Seminario per attivisti animalisti : “Resistenza 2.0”  nell’ambito del ciclo “Vivere Vegan – La scelta”

report di Sabrina Parretti
La psicologa americana Melanie Joy, autrice di alcuni libri, fra cui il famoso “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche” e l’ultimo (in ordine di pubblicazione italiana) “Finalmente la liberazione animale!”, usciti per l’editore Sonda, viene introdotta da Valentina Sanzogni che tradurrà in diretta l’ illustrazione della stessa scrittrice.

20140705_145207Melanie Joy: ringrazia tutti i presenti, afferma che è la prima volta che viene a Firenze e che è molto importante parlare di questi argomenti. Parlerà di alcune motivazioni per cui si mangiano gli animali. Quando impariamo a riconoscere le ragioni del “carnismo” ci prende l’angoscia e la disperazione che però devono essere trasformate in energia e movimento. Il “carnismo” è l’ideologia che giustifica il mangiare animali. E’ un fenomeno globale, accade in tutti i paesi del mondo, ed è un fenomeno dominante, intessuto nella vita quotidiana.

 

E’ un sistema di oppressione talmente radicato che si arriva al paradosso per cui anche chi mangia gli animali è convinto di amarli e di non volerli vedere soffrire. Questa ideologia del carnismo usa dei sistemi di difesa che distorgono le percezioni (sensibilità per la sofferenza animale), le bloccano e permettono l’azione del cibarsene. Per esempio: viene detto che gli animali sono delle “cose”, quindi un tacchino è qualcosa, non qualcuno, questo ci porta al blocco dei sentimenti e quindi siamo in grado di mangiarlo. Inoltre più lo facciamo (azione di mangiarlo), più diventa consuetudine e il modo di sentire sentimenti verso di lui è bloccato, come in un’azione di feed-back.

 

Fra i “miti” creati dalla cultura dominante, c’è la propaganda che, da una parte incrementa il carnismo e, dall’altra, sminuisce il veganismo. Ci sono 2 sistemi di difesa usati dal carnismo: primaria e secondaria.
La primaria agisce per rendere legale il carnismo, la secondaria è l’insieme dei processi che vogliono indebolire il veganismo. Il primo mito dice che non mangiare animali è sbagliato; altro mito ricorrente è che i vegani non siano in buona salute. Melanie dice che si è parlato molto delle difese primarie del carnismo mentre noi qui, oggi, approfondiremo quelle secondarie. Esiste il fenomeno della denial (negazione), espressa attraverso l’invisibilità. Altro mito legato alla negazione è il ritenere che “non c’è problema”.

Le tre N delle giustificazioni dell’ideologia carnista: uccidere animali è:
normale
• naturale
• necessario

le stesse giustificazioni che furono usate, in passato, per giustificare la sopraffazione della schiavitù, quella del maschio sulla femmina e quella degli etero sugli omosessuali. Contro le distorsioni che possiamo fare? Da parte degli animalisti sono state fatte delle campagne per rendere visibile l’invisibile (riprese negli allevamenti, nei mattatoi, nei laboratori scientifici, ecc.).

Inoltre, per quanto riguarda le “categorie” di animali, per cui certe specie si possono mangiare ed altre no, occorre ribadire l’individualità di ogni singolo animale.

 

A volte anche i vegani stessi vengono indotti a credere ai miti delle difese secondarie del carnismo, che vogliono sminuire il movimento vegan. L’insieme dei meccanismi di difesa del carnismo è definito backlash (contraccolpo) del carnismo di fronte al successo crescente del veganesimo. Uno dei modi per sminuire chi porta il messaggio vegan è definirli “persone con pregiudizi ed estremisti”, oppure persone “troppo emotive” quando invece essi combattono semplicemente contro l’apatia e l’assuefazione dei più. Un altro tipo di proiezione per sminuire i vegani è considerarli come “dei militanti che odiano il genere umano”.

 

I vegani, invece, sono molto di più della loro ideologia, proprio come i carnisti sono molto di più della loro; non si può ridurre tutto a quel che uno mangia.
Altro mito è ritenerli “all-power vegan”, ci si aspetta dai vegani un’ideale impossibile, che siano esperti di qualunque argomento. Invece “vegans are humans”, sono portatori di un messaggio ma non sono e non possono essere perfetti; possono solo “piantare dei semi”. Inoltre non devono sentirsi responsabili del male fatto agli animali perchè non sono colpevoli, non dipende da loro. I vegani devono fare pratica della non-violenza anche verso se stessi, tutte le persone sono anche animali!
“Vegan police” A volte viene mossa la critica che ci sono vegani che criticano altri vegani; può essere, anche i vegani non sono omogenei, così come non lo sono i non vegani. Altra critica è che i vegani hanno problemi mentali o fisici, ma questo è uno stereotipo vecchio. Rendere patologiche le persone che non appartengono alla cultura dominante è una proiezione vecchia. Essere vegano invece è segno di salute mentale.
Nel carnismo, oltre alle giustificazioni (primarie) delle 3 N già indicate, ci sono parallelamente altre giustificazioni (secondarie) per cui, dei vegani e del non mangiare carne, viene detto che è:
• anormale
• innaturale
• non necessario

Pregiudizi. L’atteggiamento di umorismo che viene usato dai carnisti nei confronti dei vegani nasconde un pregiudizio invisibile, ciò avviene perchè la cultura nutrizionista classica è una cultura carnista e quindi dominante.
Nell’azione violenta sugli animali ci sono 3 posizioni: l’artefice (chi usa violenza), la vittima (l’animale che lo subisce) e lo spettatore (chi assiste). Lo spettatore sensibile può subire uno stress secondario che può essere forte quasi come quello primario (subito dalla vittima).

 

Melanie chiede ai presenti chi non ha provato almeno una volta qualcuno di questi sintomi: angoscia, insonnia, brutti pensieri di animali sofferenti magari proprio in un momento piacevole o di relax? Per questo è importante riconoscere i sintomi dello stress, che la visione dell’azione del carnismo suscita, per prevenirlo e/o curarlo. A tal proposito, riferisce che nel suo sito viene citato un libro (solo in inglese) “Trauma Stewardship” che tratta questo argomento. Bisogna evitare di guardare troppo le immagini violente sugli animali (le riprese nei mattatoi, negli allevamenti, nei laboratori, ecc.). Bisogna “proteggersi” per poter continuare la nostra lotta.
Alcuni miti del carnismo possono essere ricompresi tutti nella parola negazione (della realtà):
• non c’è sistema di oppressione
• non è una questione di giustizia sociale.

Anche i vegani hanno interiorizzato alcuni miti del carnismo come quando, per esempio sentono che i loro bisogni sono meno importanti di quelli degli altri oppure quando, invece, si sentono “better than” (migliori, grandiosi). In realtà invece il veganismo pone in una posizione di equilibrio, con atteggiamenti di curiosità nei confronti dell’altro e di cosa prova l’altro.
Ma la bugia più grande è quando viene detto che alla gente non importa degli animali. Invece abbiamo molti motivi per ben sperare: il movimento vegan sta crescendo in modo esponenziale, dobbiamo solo riconoscere i miti del carnismo e controbatterli.
Infine Melanie ringrazia gli attivisti presenti perché cercano di vedere la realtà e li incita a continuare a parlare in questo senso. Invita i presenti a visitare il sito (solo in inglese) carnism.org e riferisce che è stato realizzato un video di 19 minuti TED video. Si mette quindi a disposizione delle domande dei presenti.

Breve sintesi:
1a domanda: Simone chiede come porsi nei confronti dei principi della religione.
Risposta: nessuna religione proibisce il veganesimo, nelle conversazioni non addentrarsi nei particolari, fare attivismo nei confronti delle persone più probabili.

2a domanda: una signora chiede quale sia il tipo di attivismo da ritenersi più efficace (manifestazioni di piazza, scritti in materia, ecc.).
Risposta: il veganismo deve adattarsi alle nostre abitudini di vita ed attitudini personali, alla nostra personalità ed alle nostre capacità. Per cui va bene qualunque azione in tal senso.

3a domanda: come rapportarsi ai nuovi movimenti che propongono “happy meat” (carne felice) cioè biologica, da animali allevati liberi e con migliori condizioni di vita.
Risposta: si può senz’altro rifiutare collaborazione con loro ma sostenendo le proprie ragioni senza rabbia.

4a domanda: Pierfrancesco chiede come reagire all’atteggiamento che spesso subisce da parte di colleghi quando parlano di questi argomenti e cioè: essere ridicolizzato o guardato come una persona “strana”, in totale assenza di accettazione.
Risposta: bisogna imparare i principi di una comunicazione non violenta perché solo così essa potrà essere efficace. Nel suo sito c’è un libro che parla della comunicazione. Uno di questi principi è avere attenzione per l’altro, cercare di capire a che punto di consapevolezza è e andare ad incontrarlo, nella conversazione, a quel punto.

5a domanda: Mariangela, riferendosi a quanto detto precedentemente, cioè che ci sono gruppi con cui possiamo rapportarci ed altri no, chiede quali siano gli uni e quali gli altri.
Risposta: è un rapporto a livello personale; bisogna capire che le persone non cambiano finchè non sono pronte a cambiare.

6a domanda: Alma, chiede come comportarsi nei confronti della famiglia, di tipo contadino, che ogni settimana uccide animali.
Risposta: E’ una situazione difficile. Al di là del carnismo o del veganismo, quel che è importante è la relazione fra le persone, per cui, se esiste un buon rapporto, si può provare a comunicare la propria situazione di disagio ma in modo che da questo non traspaiano giudizi negativi nei confronti degli altri.

7a domanda: formulata in inglese, riferita al rapporto fra salute e veganismo, cosa rispondere alla “classica” domanda: dove prendete le proteine.

 

 

Discussion

One Response to ““Resistenza 2.0”, il seminario con Melanie Joy / resoconto di Sabrina Parretti”

  1. Brava Sabrina! Hai riassunto benissimo il Melaniepensiero. Lei è un faro su queste problematiche e tu le hai messe in luce benissimo.

    Posted by Paola Re | 28 Aprile 2015, 22:49

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