Animal House

Pro e contro la sperimentazione animale: i big a confronto (Garattini, Filippi, Tettamanti…)

di Roberta Marino – corrispondente da Milano di Restiamo animali
Era il mese di maggio dello scorso anno quando all‘Università Statale di Milano veniva indetto un faccia a faccia sulla vivisezione tra favorevoli e contrari. Pochi giorni prima del dibattito, i relatori pro-sperimentazione decidevano di fare marcia indietro adducendo le più svariate motivazioni. quasi Un anno dopo, il 17 marzo,  eccoci di nuovo qui: la proposta arriva sempre da un ateneo, l’Università Cattolica e sempre a Milano ma, questa volta, strano a dirsi, l’incontro viene confermato.
garattiniNon solo: ma tra i relatori pro-sperimentazione spicca  Silvio Garattini fondatore e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, un nome che da sempre viene affiancato alla vivisezione. Insieme a lui ci sono due dottorandi in medicina ed esponenti di Pro-Test, Alberto Ferrari e Agnese Collino.
Par condicio: anche sull’altro fronte i relatori sono tre: Massimo Filippi – docente di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Milano e socio fondatore di Oltre la Specie; Massimo Tettamanti, coordinatore nazionale del progetto Italia senza vivisezione; Carlo Prisco ,ideatore dell’Eusebismo e responsabile LAV Milano
Il titolo genera grandi aspettative: “Animali in laboratorio: un dibattito tra scienza etica e politica”. Le aspettative crescono, poi, quando si scopre che il dibattito da interno come sembrava è invece aperto al pubblico. E gli animi si accendono. si accendono a tal punto che la sala, destinata a 180 spettatori, si riempie fino a 200 con decine di persone (tra,  cui, ahimè, anche la sottoscritta) fuori in attesa  di entrare.
Scatta, così, la polemica per l’organizzazione: solo l’ennesima di questo evento che sarà ricordato anche per la mole di polemiche prima e dopo più che durante il dibattito stesso. Prima fra tutte l’annosa questione dell’antivivisezionismo etico versus antivivisezionismo scientifico che continua a dividere il movimento animalista e antispecista.
Finalmente, tutti riescono a entrare: purtroppo alcuni relatori (esponenti pro-test e Carlo Prisco) hanno già parlato ma fortunatamente la registrazione video del dibattito fornita dall’associazione Animalisti Onlus riesce a colmare  questa lacuna.
Uno per uno gli ospiti prendono parola in una battaglia di cifre, di dati e di ragioni valide tra pro e anti test. Ma al di là dei numeri e delle opinioni certamente già ben note sul tema di ogni relatore è sui tre argomenti del dibattito che è interessante soffermarsi:
scienza etica e politica.
elettrodiScienza: per i pro-test viene prima di tutto. Talmente prima di tutto che per il dott.  Ferrari è lo scopo scientifico a definire la sperimentazione animale. I disagi – così li ha definiti – che ne possono conseguire per gli animali stessi sono “collaterali”.
per la dottoressa Collino lo scopo scientifico diventa talmente importante da arrivare a vedere (e c’è da pensare che lei lo creda davvero) la gatta Double Trouble (le cui immagini ormai hanno fatto tristemente il giro del mondo) con gli elettrodi impiantati nella calotta cranica come una gatta qualsiasi che si toeletta e gioca: “Come vedete la gatta ha il gruppo di elettrodi, ma non sembra accorgersene”,  afferma convinta – strappando una fragorosa risata e un boato nella sala. Non paga per rafforzare la sua tesi poi incalza: ““Posso spiegarvi perché non sente male? Perché non ci sono i recettori del dolore nel cervello e non si può sentire male!” e alla risata segue così un grosso applauso per aver ammesso quello che tutti già   sospettavano.
Inevitabile la risposta di Carlo Prisco della Lav che, al suo turno quando prende la parola, suggerisce a tutti di mettersi in lista per farsi mettere degli elettrodoti nel cranio, perché tanto se ne possono solo trarre benefici e giovarne di salute!
Ed è proprio Prisco a introdurre il tema dell’etica: l’etica dice – non solo non può essere subordinata alla pratica, ma nemmeno contemperata ad essa. E inoltre citando un vecchio adagio “i proprio diritti finiscono dove iniziano quelli altrui” solleva la questione della differenza che da sempre giustifica la discriminazione tra chi chi gode di diritti e chi è oggetto dei diritti altrui.
filippimIl tema dell’etica è stato al centro dell’intervento di Massimo Filippi che non ha inteso dare risposte ma avviare una riflessione sulla base di alcune domande aperte. partendo da un presupposto differente e non “umano” ma guardando con gli occhi dell’inerme si chiede: che cosa si nasconde dietro il concetto di utilità, la ricerca è utile a chi? Cosa vuol dire che è utile all’umanità? Per quale umanità è utile se non lo è per tutti? esiste un’”umanità”? Quali operazioni hanno portato l’uomo al centro dell’universo?
Un intervento profondo e al tempo stesso sottile al termine del quale conclude che l’umanità è un costrutto culturale in cui l’Uomo, con la U maiuscola,  è in realtà l’uomo maschio, bianco, istruito, occidentale, parte della civiltà dell’opulenza che ha creato le patologie come il tumore, il diabete, dei quali parlerà poi con Silvio Garattini elogiando i successi della sperimentazione. Ed è solo questo uomo con la U maiuscola il fruitore di quell’utilità. citando proprio Silvio Garattini, il cui intervento lo ha preceduto, dice: “Mi fa piacere che il professor Garattini abbia detto che la scienza è in continuo perfezionamento. Infatti è influenzata dai processi storici, politici e anche dall’etica con la quale – aggiunge – si sono fatti anche molti errori”.
Ma per Garattini l’etica è ben altro: l’etica universale – dice – in pratica non esiste (e questo spiegherebbe molte cose) o meglio “ognuno ha la propria idea di etica e la esprime in maniera personale”.  L’unica etica della quale il direttore del Mario Negri desidera parlare è quella che a suo dire non viene rispettata dagli animalisti quando non lasciano parlare i ricercatori o li cacciano dai dibattiti.
Per quanto riguarda l’idolatria della scienza già si conosceva la posizione di Silvio Garattini: il dibattito è stata solo l’ennesima occasione per propagandare i successi compiuti dalla medicina a suon di slogan come “ci sono altri metodi per la ricerca ma noi non possiamo aspettare che vengano perfezionati perché c’è ancora tanta gente che muore di tumore”.
Certo, specifica, non è che tutto quello che succede sull’animale sia  paragonabile all’uomo: la scienza è un’attività umana imperfetta e noi tolleriamo anche i rischi”. In futuro ci saranno sempre farmaci migliori, dice dichiarandosi -in un ossimoro al di là dell’incredibile – nemico storico dell’Industria Farmaceutica.
Infine, affermando con orgoglio che è grazie alla sperimentazione animale e non agli antispecisti che la sperimentazione animale stessa è diminuita conclude con un palese lapsus fruediano che, per lenire le sofferenze della gente  – sarà comunque necessario continuare a fare  (attenzione!) sperimentazione umana...ma poi si corregge…opps animale, anche se si anche quella umana deve essere fatta.
tettamantiIn questo groviglio di etica e interessi politico-econimici si inseriscono netti e decisamente scientifici i dati esposti da Massimo Tettamanti sull’inutilità e sul superamento dell’uso del modello animale nella ricerca. Un modello che per la sua incompletezza e arbitrarietà ben si presta a essere strumentalizzato a seconda delle circostanze e che resta in voga – dice  – non per ragioni scientifiche. Un esempio per tutti: si sa che il fumo è causa di formazione di tumori ma le ditte stesse si sono da sempre difese asserendo che nel corso dei test sugli animali il fumo non ha causato danni.
Gli effetti, ricorda ancora una volta Tettamanti, sono assolutamente specie-specifici e solo lo 0,004 per cento degli esperimenti sugli animali porta a uno studio clinico mentre resta sempre necessario sperimentare sull’uomo.  Non a caso la stessa Glaxo effettua sperimentazione sui bambini in Africa.
Un metodo usato da 150 anni ma che nel 2014 deve essere superato perché inefficace, perché il metabolismo cambia come ha detto – aggiunge strappando un applauso – già 30 anni fa il prof. Garattini. E conclude con un esilarante esempio che ben rende l’idea di quanto siano inaffidabili i dati ottenuti con i test sugli animali: la diossina per il ratto è mortale mentre se viene somministrata a un criceto quest’ultimo sta “da Dio”.

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