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Penka, la mucca che mette a nudo la crisi dell’Europa

Parlare di confini in Europa di questo tempi è molto pericoloso e al tempo stesso decisivo. Il tema è incandescente, a causa della cosiddetta emergenza migranti e del risorgere potente del nazionalismo, oggi pudicamente chiamato sovranismo, forse per scacciare i cattivi pensieri associati nella storia europea a un’ideologia che fu alla base delle carneficine che abbiamo chiamato prima e seconda guerra mondiale.

Una paradossale quanto rivelatrice storia di confine ci porta nella Bulgaria occidentale, dove una placida mucca, di nome Penka, alla fine di maggio passando di pascolo in pascolo si è trovata in Serbia, diventando di colpo clandestina ed extracomunitaria. Il padrone dell’allevamento nel quale Penka era rinchiusa, il signor Ivan Haralimpiev, è andata a riprendere la mucca oltre confine, ma una volta giunto al posto di frontiera bulgaro l’animale è stato sequestrato, perché privo di tutti i documenti sanitari prescritti dall’Unione europea per l’ingresso di animali extracomunitari (in quel momento Penka era un’immigrata dalla Serbia). Penka è stata quindi messa in quarantena, in vista di un probabile abbattimento: in nome della sicurezza, come ben sappiamo, l’Unione europea sa essere molto dura.

Il signor Haralimpiev non si è dato però per vinto e ha giocato d’astuzia, sollevando un caso mediatico: è partita una campagna sotto l’hashtag #savePenka alla quale ha aderito perfino sir Paul McCartney, leader dei Beatles e baronetto. Una petizione internazionale ha raccolto più di trentamila firme e i media di numerosi paesi hanno parlato di Penka, invocandone la salvezza. 

La storia ha avuto un sostanziale quanto problematico lieto fine. E’ vero che le autorità bulgare, constatata la buona salute della mucca divenuta improvvisamente extracomunitaria, l’hanno riconsegnata al signor Haralimpiev, ma sappiamo qual è la sorte di un animale d’allevamento.

Dal canto suo l’Unione europea alla fine si è salvata dal ridicolo nel quale stava cadendo, ma questa storia rivela un male profondo che sta divorando il sogno federalista: l’innocente Penka, con la naturalezza e la libertà tipiche degli animali, ha messo a nudo l’insensatezza e l’ingiustizia di norme che pretendono di trasformare creazioni umane come i confini in leggi di natura. 

Nel caso di Penka si è stati ragionevoli, riconoscendo alla fine che un pascolo è solo un pascolo a prescindere dai confini tracciati sulle carte e che  una mucca non è che una mucca, quindi un animale in cerca di risorse per alimentarsi e vivere; ora dovremmo chiederci perché non riusciamo a considerare l’Europa per quel che è, un territorio come un altro, e le persone per quel che sono: gente che si muove, si sposta, supera i confini perché vuole semplicemente vivere.   

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