Animal House

10/2/13 – Ma quanti sono vegetariani e vegani?

Ma quanti sono i vegani in Italia? E quanti i vegetariani? Quante volte ce lo siamo chuiesto, e quante volte – soprattutto – ce lo hanno chiesto. In genere si pensa, ed è senz’altro vero, che l’abbandono del carnismo sia in crescita e così l’espansione della scelta vegana, un tempo limitatata a piccole minoranze di illuminati, visti con generale e profondo sospetto, spesso additati come estremisti e asociali, e oggi compiuta da molte migliaia di persone, confortate da una maggiore accettazione sociale.

Detto questo, è assai difficile rintracciare numeri credibili. Le cifre più recenti sono quelle fornite nei giorni scorsi dall’istituto di ricerca Eurispes, che ha pubblicato il suo annuale Rapporto Italia. L’indagine è svolta su un campione di circa 1500 persone, rappresentative dell’intera cittadinanza, e riguarda i più svariati aspetti della vita privata e pubblica. Il questionario include i regimi alimentari e il rapporto con gli animali e da qui scaturiscono le stime sul numero di vegetariani e vegani.

 

Dunque secondo l’Eurispes in Italia il 4,9% delle persone sono vegetariane e l’1,1% vegane. Se applichiamo questa percentuale ai dati Istat sulla popolazione, cireca 60 milioni di persone residenti in Italia, arriviamo a una stima di quasi tre milioni di vegetariani più 660 mila vegani. Cifre ragguardevoli. Ma distanti dalla stima diffusa qualche anno fa dall’Unione vegetariana europea, una stima determinata non si sa bene come, ma ripresa in molti articoli e pubblicazioni: ebbene in Italia, secondo questa organizzazione, ben il 10% delle persone sarebbe vegetariana, contro una media europea del 3,5%. L’Unione vegetariana europea, sia detto per inciso, non menziona i vegani e quindi si suppone che siano ricompresi nella più vasta categoria dei vegetariani. Secondo l’Eurispes, sommando gli uni e gli altri, si arriva a poco più di tre milioni e mezzo di persone, ben al di sotto dei sei milioni corrispondenti alla stima dell’Unione vegetariana europea. A chi credere?

 

La sensazione è che le stime, tutte le stime, siano molto approssimative. Basta dare un’ochiata ai Rapporti Eurispes degli ultimi tre anni per averne la riprova. Nel 2011, appena due anni fa, i vegetariani rilevati erano il 6,3% della popolazione (1,4% in più rispetto ai dtai del 2013), mentre i vegani non arrivavano che allo 0,4%, percentuale  quasi triplicata nel 2013. Possibile che in un paio di anni  i vegetariani siano calati così tanto (800 mila in meno)  e i vegani siano passati da 240 a 660 mila? Certo, possibile, almeno in linea teorica.

Ma il rapporto del 2012 forniva stime poco coerenti con simili andamenti. I vegetariani erano appena il 3% (meno della metà dell’anno prima e un milione 200 mila in meno rispetto all’anno dopo). Quindi un andamento sussltorio, con una rapida caduta e un’intesa risalita, tutto nell’arco in definitiva di pochi mesi. Quanto ai vegani, sarebbero passati in tre anni dallo 0,4% del 2011 allo 0,1 del 2012 per poi esplodere fino all’1,1 di quest’anno.

 

Quanto sono credibili oscillazioni così vistose e così tumultuose per comportamenti – le scelte alimentari – che tendono a radicarsi nel vissuto personale? La sensazione è che le stime siano condotte senza la sufficiente accuratezza, non perché Eurispes non sia affidabile – beninteso – ma perché sarebbe probabilmente necessaria un’indagine ad hoc, con un campione ampio, domande precise, coerenti e la certezza che le stesse definizioni – vegetariano, vegano – siano davvero comprese.

 

L’Eurispes fornisce anche altri dati, che hanno portato molti osservatori a concludere che cresce in Italia la sensibilità per la sorte degli animali. Dall’indagine risulta infatti che l’87,3% degli italiani è contrario alla vivisezione (con un aumento di un punto percentuale rispetto all’anno prima) e che l‘80,1% è favorevole all’abolizione della caccia. Un altro dato messo in evidenza è il fatto che oltre la metà delle famiglie italiane – per la precisione il 55,3% – ha in casa uno o più animali, contro il 41,7% dell’anno precedente.

 

Tutto bene, no alla vivisezione, no alla caccia, sempre più gatti e cani che vivono in famiglia. Non possiamo che rallegrarci. Ma forse, per avere un quadro più realistico del rapporto di chi vive in Italia con gli animali, è giusto ricordare anche altri dati, che riprendiamo dal libro di Marco Verdone  Ogni specie di libertà pubblicato da Altreconomia.

Ogni anno in Italia vanno al macello 24 milioni di grandi animali (mucche, maiali, cavalli, capre, pecore), più 29 milioni di conigli, più 500 milioni di galline, polli e tacchini. La media giornaliera è di 1,4 milioni di animali uccisi, da sommare a 2  milioni e mezzo di pesci e crostacei.

 

Sono cifre che ancora una volta documentano l’insopportabile contraddizione esistente fra l’amore per gli animali dimostrato da milioni di persone  verso cani e gatti e la complice indifferenza rivolta da quelle stesse persone – non tutte, ma quasi tutte – agli animali che non hanno avuto la fortuna, nella nostra parte di mondo, di essere considerati di affezione.

Come diceva quel tipo, meditate gente, meditate.

 

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