Perle agli umani

27/1/13 – “Un’eterna Treblinka” di Charles Patterson

“Un’eterna Treblinka” di Charles Patterson, uscito in prima edizione nel 2002, è un libro molto importante per la cultura animalista e antispecista, ed è anche un libro che disturba i più, per l’accostamento esplicito fra lo sterminio degli ebrei compiuto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e la sorte inflitta dalla nostra società agli animali sfruttati e uccisi in massa per produrre cibo e vestiario, per testare i farmaci e per altro ancora. “Il massacro degli animali e l’Olocausto” è il sottotitolo dell’edizione italiana.
 
E’ il libro giusto, dal nostro punto di vista, per rendere omaggio alla Giornata delle memoria che si celebra oggi. Vale quindi la pena di cominciare citando la frase di Isaac Bashevis Singer, da cui è tratto il titolo del libro. Scriveva il grande scrittore ebreo, Premio Nobel per la letteratura nel 1978, nel libro “L’uomo che scriveva lettere”:

Herman pronunciò mentalmente l’elogio funebre della topolina che aveva diviso con lui un tratto della propria vita e che per colpa sua se n’era andata da questa terra: “Che ne sanno di quelli come te gli studiosi, i filosofi, i leader di questo mondo? Si sono convinti che l’uomo, il peggior trasgressore di tutte le specie, sia il vertice della creazione: tutti gli altri esseri viventi sono stati creati per procurargli cibo e pellame, per essere torturati e sterminati. Nei loro confronti tutti sono nazisti; per gli animali Treblinka dura in eternea”.

E’ una frase bellissima e tremenda, che coglie un aspetto della nostra vita sociale che tutti noi vorremmo rimuovere. E il rifiuto del parallelismo fra l’olocausto degli ebrei e l’olocausto degli animali, in nome di un presunto dovere di rispetto per la vita umana e per gli ebrei, fa parte di questa rimozione. Il libro di Patterson, ebreo statunitense, e le numerose testimonianze, contenute in questo libro, di sopravvissuti ai lager divenuti animalisti hanno quindi una funzione liberatrice.
Patterson non fa sconti. Ricorda l’origine dello sfruttamento animale nel passaggio – undicimila anni fa – da un’alimentazione basata su caccia e raccolta a una basata sulla coltivazione delle piante e la domesticazione degli animali, ma passa presto a mostrare gli intrecci fra sottomissione degli animali e schiavitù umana, esito di una medesima logica di uomo-padrone.

 

Il campo di sterminio di Treblinka

Patterson mette nero su bianco il legame fra Auschwtiz e i mattatoi, con una ricostruzione storico che ha il suo perno nell’industriale Henry Ford, capostipite dell’industria automobilistica nonché terribile antisemita. Ford concepì la sua industria e in particolare la catena di montaggio ispirandosi ai famosi mattatoi di Chicago descritti in un libro memorabile – La giungla – dallo scrittore socialista Upton Sinclair.  Siamo agli inizi del ‘900. Poco tempo dopo sarà Hitler a ispirarsi alle fabbriche di Henry Ford – peraltro unico statunitense citato nel “Mein Kampf” – per i campi di concentramento e di sterminio.
“Un’eterna Treblinka” è un libro inquietante, incalzante, che scuote da ogni torpore. Impossibile negare il nesso che lega quella società della morte e della distruzione che fu edificata sotto il nazismo all’industria della morte che si cela dietro i pasti, le scarpre, le cinture della nostra vita quotidiana. 

Helmut Kaplan, filosofo austriaco e grande assertore dei diritti animali, in una citatissima frase ha sintetizzato un concetto angosciante:

I nostri nipoti  un giorno ci chiederanno: dov’eri durante l’olocausto degli animali? Che cosa hai fatto per fermare questi crimini orribili? A quel punto, non potremo usare la stessa giustificazione per la seconda volta, dicendo che non lo sapevamo.

 

Charles Patterson nel suo libro descrive la macchina di schiavitù e morte che accompagna le nostre vite, la crudeltà istituzionalizzata contro i deboli e gli indifesi attuata nell’indifferenza generale. Un’indifferenza che è cmplicità. “Perché accade tutto questo?” si chiede Patterson. “Perché gli animali non possono né ribellarsi né difendersi contro coloro che li uccideranno e li mangeranno e perché vi sono così poche persone disposte e capaci di combattere per loro“.

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