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10/3/13 – L’orso M13, frettolosamente condannato a morte

Proponiamo qui due articoli scritti da Zenone Sovilla sull’Adige in merito alla vicenda dell’orso M13, parte del progetto “Life Ursus” in corso sulle nostre Alpi, ucciso dopo avere sconfinato in Svizzera.  Da notare, nel secondo articolo, la dichiarazione del parlamentare Pierre Rusconi: “Siamo un paese di merda, oggi mi vergogno di essere svizzero”.                       

1) L’ESECUZIONE DI M13
di Zenone Sovilla

Dicevano che l’avrebbero lasciato in pace durante il letargo invernale, invece, l’altroieri, hanno approfittato sùbito di una
uscita dalla tana per abbatterlo a fucilate, dopo averlo sempre monitorato grazie al radiocollare. Le autorità svizzere hanno posto fine così alla breve esistenza dell’orso trentino M13, che da oltre sei mesi viveva oltre frontiera, a ridosso del confine lombardo, in val Poschiavo, nel cantone dei Grigioni.
Prima di entrare in letargo, l’autunno scorso, era stato avvistato già in estate, nottetempo, nei pressi dei paesi, ma l’episodio
che ne ha decretato la condanna a morte risale a metà novembre. In quella circostanza il plantigrado avrebbe visitato un deposito di ortaggi annesso a una cascina di montagna, a quota 1.700 metri, frequentata solo saltuariamente dai proprietari.
L’episodio, che seguiva qualche predazione di pecore e alveari, aveva surriscaldato il clima sociale: scatenati i residenti
contrari alla presenza dell’orso in zona, ma pure i molti difensori che hanno creato anche una pagina Facebook. L’eco mediatica ha avuto probabilmente un peso decisivo: per esempio, il locale esterno e non protetto visitato dall’orso, accanto al rustico di montagna, sulla stampa era diventato un’«abitazione», definizione imprecisa peraltro ripetuta nella nota diffusa ieri dal Dipartimento foreste dei Grigioni in cui si dà notizia dell’abbattimento.
La sensazione  forte è che il potere politico elvetico, temendo le pressioni popolari, abbia affrettato i tempi della classificazione di M13 come orso «pericoloso per le persone», approfittando di interpretazioni fuorvianti del comportamento dell’animale.
Fino all’episodio della cascina, in realtà, M13, nato sul  Brenta nel 2010, era ritenuto non pericoloso e solo relativamente «confidente»  nei riguardi degli umani. A fine novembre, Arturo Plozza, capo dell’Ufficio  caccia dei Grigioni, dichiarava all’Adige che l’orso, pur «problematico», non aveva mai messo in atto comportamenti pericolosi per gli umani. «Anzi – spiegava – finora si è sempre allontanato, tuttavia la gente è preoccupata e nell’opinione pubblica pesa di più la voce dei contrari, il che non aiuta a dare risposte razionali e scientifiche a una questione delicata».

Nello stesso cantone, nel 2008, fu deciso l’abbattimento di JJ3, figlio della «ribelle» Jurka (ora ospite di un parco tedesco), perché si spingeva spesso  nei centri abitati, in cerca di cibo, e non si faceva intimorire dalle persone né dalle varie azioni dissuasive messe in atto. Quest’ultima situazione viene ribadita dalle autorità elvetiche in relazione a M13 che solo ora
scopriamo avrebbe anche «inseguito di giorno delle persone». Tuttavia appare più che probabile che, data la stagione del letargo, i tentativi di dissuasione «falliti» cui si fa riferimento non siano recenti, mentre sorgono perplessità sul caso menzionato di «incontro ravvicinato».

Le autorità parlano di «abbattimento inevitabile avvenuto conformemente alla Strategia orso svizzera». Restano, però, le valutazioni critiche su una decisione probabilmente frettolosa e su come questi episodi si conciliano con il progetto europeo «Life Ursus», affidato al Trentino ma con l’obiettivo del ripopolamento sull’intero arco alpino.
Ora il fenomeno della dispersione naturale degli orsi del Brenta sta assumendo dimensioni significative, perché nell’area dove tutto è cominciato si è raggiunta la densità massima (tre esemplari per cento chilometri quadrati) inducendo alla migrazione gli animali in sovrannumero. Lo schivo MJ4, per esempio, ormai passa gran parte dell’anno sui monti bellunesi, facendo la spola con il Brenta attraverso il Lagorai, mentre dalla Slovenia si spostano verso ovest alcuni maschi che a breve potrebbero entrare in contatto con femmine di «Life Ursus» del Brenta, con il risultato di un importante arricchimento genetico.
Tuttavia, se oltre frontiera c’è il grilletto facile, magari su base più politica che scientifica, si rischia che molto
di questo prezioso lavoro faunistico svanisca nella mancanza di coordinamento internazionale.   

 

2) M13, POLEMICHE ANCHE IN SVIZZERA

Scoppia la polemica anche in Svizzera sull’abbattimento, nei Grigioni, dell’orso M13, frettolosamente catalogato come «pericoloso» dalle autorità elvetiche. Il ministero ha spiegato di aver ricevuto totale comprensione per la «necessaria condanna a morte» da parte della Provincia di Trento, che aveva invece risposto negativamente alla proposta di riportare il plantigrado
in Italia. Una richiesta, replica piazza Dante, «mai pervenutaci». Chissà.
Molti, peraltro, avevano tentato di sottolineare che, al di là di qualche danno al bestiame e della comprensibile preoccupazione fra gli abitanti impreparati a questa novità, l’orso non dava segni di aggressività, pur mostrando eccessiva confidenza nell’avvicinarsi a zone abitate e alle persone.

La vicenda è rimbalzata in Parlamento, con una dichiarazione indignata del consigliere nazionale Pierre Rusconi: «Siamo un Paese di merda, oggi mi vergogno di essere svizzero. Le teste quadrate al governo hanno dimostrato di avere una grande strategia per reintrodurre l’orso, cioè abbatterlo. È gente senza rispetto per la natura e per la vita…», ha tuonato, invitando
la Svizzera a rivedere le sue politiche e a contribuire al progetto di diffusione del predatore sulle Alpi.

E mentre infuria lo scontro politico, il Corriere del Ticino diffonde un sondaggio online in cui l’80% dei navigatori si dice contrario all’abbattimento di M13, mentre  Pro fauna rilancia l’iniziativa popolare per la protezione di orso, lupo e lince. In Italia, varie organizzazioni anche ieri hanno attaccato: Legambiente accusa la Svizzera di «sistematica violazione dei trattati internazionali» e chiede sanzioni; l’Enpa condanna Berna e suggerisce di ripensare il progetto «Life Ursus».

In Trentino, invece, c’è chi applaude gli svizzeri: Franca Penasa, consigliere provinciale della Lega Nord: «Credo di interpretare anche il pensiero di molti abitanti delle nostre montagne approvando la scelta di abbattere l’orso che rispecchia la volontà popolare».

Z. S.                  

 

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