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25/03/12 – Mangia come parli: Antispecismo

Lo specismo è una pratica discriminatoria dettata dalla diffusa convinzione che gli esseri umani godano di uno status morale superiore e che quindi debbano godere di maggiori diritti rispetto agli altri animali. Questa prospettiva è anche detta antropocentrica.

L’antispecismo è il movimento filosofico, politico e culturale che lotta contro lo specismo, l’antropocentrismo e l’ideologia del dominio veicolata dalla società umana.

L’approccio antispecista ritiene (considerando tutte le dovute differenze e peculiarità):
– che le capacità di sentire (di provare piacere e dolore), di interagire con l’esterno, di manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, non siano prerogative esclusive della specie umana (in base a questi criteri l’antispecismo può essere considerato anche una filosofia sensiocentrica e painista);

– che l’esistenza di tali capacità nei non umani comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, facendoli divenire “persone non umane”, o conferendo loro uno status equivalente qualora il concetto di persona non risultasse pienamente utilizzabile;

– che da ciò debba conseguire una trasformazione profonda dei rapporti tra persone umane e persone non umane, che prefiguri un radicale ripensamento e conseguente cambiamento della società umana.

Obiettivo del movimento antispecista è la creazione di una nuova società umana più giusta, solidale, orizzontale, libera e compassionevole che potremmo definire a-specista (senza distinzioni e discriminazioni di specie) ma meglio ancora “società umana libera”. L’attivista antispecista non può quindi considerarsi a-politico, anzi rivendica un suo ruolo politico nella società, in quanto l’azione politica è uno degli esercizi fondamentali dell’antispecismo atti al cambiamento della società umana.

L’antispecismo deve essere considerato una naturale evoluzione (e non derivazione) del pensiero antirazzista, antisessista, antimilitarista e pertanto anche in assoluta antitesi con xenofobia, discriminazioni sessuali, sociali, etniche, culturali, religiose, ed in generale con il fascismo, l’autoritarismo, ed i totalitarismi di qualunque orientamento politico o natura, in quanto fautori dell’ideologia del dominio dell’oppressione e della repressione.

Come l’antirazzismo rifiuta la discriminazione arbitraria basata sul concetto di razza umana, l’antispecismo respinge quella basata sul concetto di specie,
Come l’antisessismo respinge la discriminazione basata sul sesso, così l’antispecismo respinge la discriminazione basata sulla specie (specismo) e sostiene che la sola appartenenza biologica ad una specie diversa da quella umana non giustifichi moralmente o eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del lavoro di un essere senziente.
Gli antispecisti lottano affinché gli interessi primari degli Animali non umani vengano considerati fondamentali tanto quanto quelli degli Umani, cercando di destrutturare e ricostruire la società umana in base a criteri ecocentrici smettendo di causare sofferenze inutili, e di per sé quindi evitabili, alle specie viventi e al pianeta.

L’azione antispecista mira dunque in primis alla tutela degli interessi degli animali non umani (in quanto privati da millenni di diritti elementari e naturali), e nel contempo vuole che sia dato pieno riconoscimento ai diritti dei più deboli e svantaggiati tra gli umani.

L’attivista antispecista è moralmente tenuto ad impegnarsi nel quotidiano contro ogni tipo di ingiustizia e di prevaricazione nei confronti dei più deboli o svantaggiati, siano essi Umani o non. Le attenzioni verso gli Umani e verso l’ambiente e la Terra sono da considerarsi parte integrante della lotta per la liberazione degli Animali non umani, e viceversa.
L’attivista antispecista pone molta importanza alla pratica personale e alla coerenza, conseguenza diretta di ciò è l’applicazione dei principi antispecisti alla propria vita quotidiana attraverso ad esempio la pratica del veganismo etico, del consumo critico (inteso come metodo utile all’allontanamento definitivo dal consumismo), del boicottaggio, riciclo, riuso e riutilizzo di merci beni e servizi, e di tutte le altre pratiche utili al raggiungimento del minor impatto possibile sulle altre specie animali, sulla propria e sull’ambiente.

Gli antispecisti, seppur idealmente vicini ai principi di libertà ed uguaglianza ispiratori del pensiero socialista e libertario, sottolineano la scandalosa indifferenza rispetto alla causa antispecista di coloro che si reputano “di sinistra”.

Il modello socio-politico e culturale della società umana in cui viviamo, e le dinamiche di potere a cui siamo assoggettati, non appartengono all’orizzonte morale antispecista, che si pone come obiettivo il loro superamento.

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